Un Post per Tutti e per Nessuno

Per me bloggare significa disseminare enigmi spazzatura che nessuno può decifrare. Ha a che fare con la logica discordiana. L’ipertesto è la sua arma: una spiegazione che rimanda ad libitum ad altre spiegazioni; un’indagine che — un po’ come nelle telenovelas — propone una versione e poi la getta alle ortiche, per ricominciare il gioco di affabulazione che è la rappresentazione. In questo labirinto, ovviamente, dissemino anche inviti, eventi, occasioni che sta al lettore cogliere. Faccio autopromozione assemblando cose, insomma.

Una semplicissima citazione di istruzioni che stanno altrove, attraverso collegamenti vari. Dico cose che solo io posso capire. Se poi le capisce anche il lettore, meglio per lui.

Svolte Varie

A partire da oggi, il mio blog, e in generale tutte le mie scritture pubbliche mediate dal web, subiranno un reindirizzamento generale. La ragione è semplice: il web attuale rende ormai abbastanza insensata la comunicazione onetomany, almeno nella sua dimensione più generica, istintiva e indifferenziata. Perché dovrei scrivere? Per raccogliere follower? Per darmi un tono? Per far passare il tempo? Queste motivazioni potevano essere valide ai tempi dei pionieri del web, ma oggi hanno poco senso.

Questo non significa che chiuderò il blog. Anzi, ho intenzione non solo di usarlo ancora, ma di incentivarlo. La differenza starà nel taglio dei post, che saranno sintetici e strettamente informativi per contenuti condivisibili nella sfera pubblica.

Per il resto, a livello evidentemente di social networking e servizi specifici, le mie comunicazioni saranno o rivolte a una cerchia ristretta di amici, o a pagamento. In questo secondo caso, ovviamente, la mia “penna” verrà spesa per contenuti molto specifici e settoriali.

Ho deciso di mettere anche una sigla. Ma da non prendere troppo alla lettera. Poi torno…

Di Ritorno (Post di Raccordo)

a red and white train pulling into a train station

Appena tornati da Acquapendente. In treno è comodo, c’è poco da fare. Paradossalmente, ci si sente più liberi ad alternare rotaia e percorsi a piedi. Niente posteggi, niente assicurazioni, niente oneri.

Ho pensato di usare questi giorni per mettere a punto una dieta leggera, propedeutica a quella intermittente, che mi è stata caldamente consigliata. La dieta dei politici, dicono… Sarà pure così, vista la grande pubblicità in materia, ma a me ovviamente non frega nulla di questo aspetto. Ho bisogno di rimettermi in forma per ben altre ragioni.

Un post al giorno? Mi piacerebbe prenderla, ingranarla come ottima routine.

Una certa stanchezza. Luci, atmosfere, dettagli che mi comunicano qualcosa di alieno, o almeno straniante. Il relax di questi giorni è stato certamente estremo. Ma avevo oggettivamente nostalgia di Vicenza.

Primo Gennaio Autodivinatorio

Sono stato quasi tutte le vacanze natalizie chiuso in casa. Il cielo di Acquapendente ha avuto qualche sprazzo soleggiato, che abbiamo sfruttato per due aperitivi in piazza. Per il resto, pioggia e grigiume, come ora davanti alla finestra. Rami secchi, uccellini, e i suoni tipici della vegetazione carica di fredda umidità.

Il primo dell’anno è sempre, per tutti, per troppi, un richiamo a chissà quale cambiamento nella propria esistenza. Ebbene, io credo che la prospettiva sia troppo ampia. L’anno cambia, ma è ovvio che noi restiamo quelli che siamo, e che la nostra evoluzione può solo definirsi lungo la scia della tenacia giornaliera, per non dire ora per ora, minuto per minuto.

Tuttavia mi piace immaginare una nuova attenzione in grado di veicolare certi cambiamenti. Il passaggio annuale è in questo senso un’occasione stimolante, non ci sono dubbi.

Ho deciso, per esempio, di razionalizzare alcuni miei luoghi nel web, primo fra tutti Instagram, che a mio avviso dovrebbe servire a scopi più orientati e meno casuali e autoreferenziali. Interessante per esempio l’uso delle “storie”, che possono essere trasformate in immagini e utilizzate altrove.

https://social.vivaldi.net/@creativephil/111679445339609696
Utilizzo il mio Mastodon Vivaldi Social come luogo dove annotare pubblicamente quello che faccio in senso creativo. Nello specifico, queste carte colorate mi stimolano. Voglio inserirle qui, collezionarle, usarle…

Lo Stile dei Miei Nuovi Diari Visuali

La creatività deve imporre limiti e cornici. In questo senso, mi sono obbligato a usare i (miei amati) quaderni Clairfontaine (serie age bag) in un solo e unico modo, ovvero con pennarelli neri a punta ora tonda e grossa, ora a pennello. Una sola variante è permessa: il collage con sticker vari e carte incollate (scrapbooking, si direbbe). Ecco un esempio di cosa intendo…

Più che banalmente evidente, la somiglianza coi diari di Austin Kleon è deliberatamente programmatica. Voglio annotare diari esattamente come lui; non per copiarlo, ma per godere della stessa comodità nella quale lui sembra sguazzare nel compilarli.

La scelta di uno standard è infatti per me un problema molto sentito, non tanto per la scelta in sé, quanto per il tempo che mi costringe a dedicarle. Ergo, devo decidere a monte, imponendo una sorta di schema razionale da rispettare.

Quanto alla scrittura in sé, ho deciso invece di esercitarla completamente in altri contenitori, in forme che non somiglino minimamente a quelle del visual thinking.

Ma questa, come dicono i grandi, è un’altra storia, e verrà raccontata altrove.

Merlin: a Poem

A un gatto omonimo.

In a world of shadows, where silence reigns,
A little grey cat named Merlino remains.
With eyes like moonlight, and fur so fine,
He roams the night, a creature divine.

Through cobblestone streets, he gracefully strides,
His presence unnoticed, as he silently glides.
His paws leave no trace, his steps are light,
As he ventures forth into the moonlit night.

With every leap, he soars through the air,
A graceful dancer, without a care.
He chases the stars, with a playful delight,
As they twinkle above, in the velvet night.

His purrs are whispers, soft as a breeze,
A melody that puts the mind at ease.
He weaves through the shadows, with feline grace,
Leaving behind a trace of mystery and grace.

Oh, little grey cat, with eyes so bright,
You bring joy and wonder, in the darkest night.
Your spirit is wild, your heart is free,
A symbol of beauty, for all to see.

So, let us raise a toast, to Merlino the grey,
A poet of the night, in his own special way.
May his adventures continue, forevermore,
As he dances through life, on his paws, evermore.

La Materia Felina

Noi siamo il gatto che è in noi. Siamo i gatti che non possono camminare da soli, e per noi c’è un posto soltanto.

William Burroughs

Leggo da un mio diario:

Nonostante la forzosa iconografia sostenuta da supereroine e spogliarelliste anni Sessanta in sembianze feline, trovo che il gatto sia il mammifero più lontano dall’erotismo di qualsiasi altro animale, cosa che ai miei occhi contribuisce ulteriormente a sancirne l’indescrivibile fascino. A parte l’episodica e del tutto funzionale stagione degli amori, che si risolve in un estro violento, brevissimo e autoreferenziale, la carica sessuale o peggio sensuale del gatto è inesistente, del tutto sostituita dalla sua natura puramente psichica e per certi versi aliena che riesce a comunicare in forma seduttiva.

Come dice William Burroughs nei suo noto libro monografico The Cat Inside (1986), nella storia del suo rapporto con l’essere umano il gatto addomesticato non ha mai avuto alcuna concreta funzione se non quella di spiritello del focolare, capace solo di donare sé stesso in cambio di vitto e alloggio.

Selene e Merlino, i gatti di casa.

Ho Iniziato un Corso di Creative Nonfiction

Ho iniziato un corso di creative nonfiction. Non so precisamente perché ho deciso di seguirlo; si tratta di un corso esclusivamente online, fatto di lezioni abbastanza brevi, di otto, dodici minuti ciascuna, o anche meno in certi casi. Il corso in generale non mi sembra particolarmente illuminante, o capace di consegnarmi chiavi metodologiche radicalmente determinanti per schiudere chissà che prorompente creatività. Ma per certi versi lo sto apprezzando proprio per questo: non dice troppo, ma spinge ad approfondire da sé, ovvero ad andare più in profondità nella pratica della scrittura.

La docente, Julia Bell, non è Natalie Goldberg. La prima è chiaramente un prodotto della contemporaneità a base di social e smartphone. La seconda è un mito che ho conosciuto attraverso il suo capolavoro (cito il titolo italiano) Scrivere Zen (1986). Ma questa distanza è colmabile, come ho detto. Sono io che devo colmarla, attraverso l’aggiunta di farina del mio sacco. Il corso in quanto tale funziona come una sorta di catalizzatore, ovvero di routine che mi spinge all’azione.

L’inerzia mi rende pigro. Molto pigro. Un corso come questo costituisce l’ottima occasione per rimettermi in moto.

Detto questo, ci sono alcune considerazioni che vorrei fissare, derivanti appunto dall’attento ascolto delle prime lezioni.

  1. La scrittura è un fatto di attenzione; nello specifico, di una forma di attenzione che procede per intensità e profondità. Essere attenti significa andare oltre le pure apparenze, prendersi del tempo per cercare e ricercare.
  2. La scrittura è un fatto di azione diretta, di manualità.
  3. La scrittura è riconoscimento della propria voce, in un procedimento che però sia di volta in volta tale da superare dei confini per accedere a nuovi livelli di consapevolezza e di utilizzo concreto della scrittura stessa. (Questo aspetto è complicato da gestire, ma da qualche parte bisogna pure iniziare.)
  4. L’arte in generale, compresa la scrittura, è un processo che somiglia alla digestione. Gli elementi da digerire sono vari, e spesso eterogenei. Questa cosa a dire il vero la sapevo, visto che le mie fonti di ispirazione sono sempre state diverse e non solo letterarie: penso alla musica di Brian Eno e John Zorn, oppure all’arte figurativa, tanto per citare qualche goccia nell’oceano. Però sentirselo dire in un corso assume un valore diverso, direi programmatico.
  5. Continuando dal punto recedente, c’è da dire che il processo di digestione può somigliare anche a un rimbalzo concettuale da A a B, e da B a C, laddove C può essere un’opera che nessuno immaginerebbe mai essere derivata da A. Questo aspetto è molto vicino alla letteratura.

La domanda successiva è: come utilizzerò tutto questo?

Annotazioni

Mi piace riportare quelle cose che scrivo di getto. Per molti versi sono quelle che mi piacciono di più, ovvero che mi somigliano. Scrivere in modo effettivamente schietto e preciso non è cosa facile. Richiede una forma di allenamento; direbbe Natalie Goldberg, di addestramento.

Finalmente Ice Cream Brioche

Chissà perché, non sono mai riuscito a mangiare una brioche ripiena di gelato. C’era sempre qualche problema: brioche finite, “non le facciamo più”, gelateria chiusa il giorno prima, e via discorrendo. Fino a ieri, quando mia moglie mi ha costretto a fare un salto alla gelateria Capodilatte, in Corso Fogazzaro a Vicenza.

Decisamente ne valeva la pena…