Poesia di oggi…

Poesia di oggi…
Innanzitutto bisogna capire che non siamo nessuno. Essendo tanti “nessuno”, la sola cosa che possiamo raggiungere è un avanzamento del nostro essere al cospetto di noi stessi. Solo dopo questo avanzamento potremo diventare qualcuno.
Filippo Albertin
Il disegno di ieri, conservato nel mio ormai proverbiale logbook cartaceo.
Perseverare, perseverare, e ancora: perseverare…
Ho iniziato a scrivere in questa modalità. Mi piace molto. Ha senso. La morfologia alla quale sono andato convergendo, “semi-punteggiata”, restituisce un senso di ordine e scansione logica che mi somiglia. Ovvero, che mi somiglia in queste specifiche composizioni.
Più una sorta di senza titolo che avvia questo nuovo stile e forma…
Affollato il tempo che ti impedisce di scrivere, ovvero che ti ingabbia nell'assenza di senso e nell'obbligo di porselo come unico utopico desiderio. Affollato e dunque a somma zero, spalla a spalla la tua silenziosa rabbia. L'odiosa copertina di un Feltrinelli attuale, che propone pure il Sanguineti fino al 1981, ossia, verbo pregevole, nato in pregevole Repubblica, ebbene, pure questo conato culturale arriva a disgustarmi. Letture rese aliene dall'alienazione.
Solo per Me — Una poesia di questa mattina. Ho ripreso a scrivere poesie seguendo una sorta di implicito consiglio di Ray Bradbury. Il consiglio lo trovate nel libro Zen in the Art of Writing. Lo trovate, cioè, se lo cercate. Non è un libro particolarmente didascalico, anzi. Ma direi che è proprio questo il suo valore…
Austin Kleon musicassette — Peraltro, trovo interessante che Sherlock Holmes sia proprio in questa sua playlist. Mi piace l’idea. Da bambino ne facevo peraltro parecchie di musicassette personalizzate. Era un lavoro piuttosto istruttivo sul piano della creatività. Il digitale spinto ha rettificato di molto la nostra capacità manuale di fondere le cose per creare novità.
Burle e somiglianze musicali — Quella delle “somiglianze musicali”, per ogni musicista, è una sorta di ossessione. Il pop è pieno zeppo di somiglianze, ora volute, ora non volute, oppure anche subliminali: canzoni che scivolano in altre o sembrano essere fatte apposta per un mashup, ritornelli presi di peso, ispirazioni da schemi antichi o antichissimi, e via discorrendo. Tempo fa ho inserito questa cosa pure in un corso di songwriting tenuto a Vicenza, che ha goduto peraltro di un notevole successo. Detto questo, ascoltiamo di fila Giulio Cesare e Every Little Thing She Does Is Magic.
Solo per Me di Filippo Albertin Bradbury insiste con la poesia. Io insisto nell'approfondire i testi di oscure band che sembrano avere in USA cinquant'anni di carriera (mi riferisco agli Sparks, e alla loro Sherlock Hokmes, che trovo stupenda e che ho pure tradotto). Bradbury scriveva a macchina nei sotterranei delle biblioteche, a 10 centesimi di dollaro per ogni mezz'ora. Io mi sono deciso di scrivere ai fosfori verdi, perché mi ricorda l'infanzia. Merlino mi salta sulla spalla per raggiungere miagolando il letto con un balzo ulteriore, uno dei tanti della sua collezione. Così come lui colleziona salti e capriole io colleziono impressioni, tentativi di memorie, ovvero prove di distillazione di un certo liquore che possa essermi utile dopo decenni di oblìo. Leggo Bradbury, mi immergo in quel poco di illuminante (e vi assicuro che è già tanto e forse troppo) che posso trarre dalla sua esistenza di scrittore. Ascolto una vecchia canzone degli Sparks che esattamente come per Twin Peaks all'epoca non avevo mai ascoltato, e già questa mi sembra antica, come la poesia che ora scrivo solo per me. Vicenza, 24 marzo 2024
Fino a Prova Contraria di Filippo Albertin E se fino a prova contraria la destra non fosse, come dicono i più, un baluardo di cattiveria, razzismo e retrograda boria da analfabeti, ma solo il mezzo per portare quei tanti analfabeti a votarla per i comodi dei potenti? E se fino a prova contraria la sinistra non fosse, come dicono i più, la nemesi colorata, ambientalista, progressista e buonista di quella destra, ma solo una comparsa nel teatro vuoto della politica, per fare finta di opporsi e servire i comodi di quegli stessi potenti? E se fino a prova contraria il mainstream non fosse, come dicono i più, la falange armata dei potenti, per ammansire le masse e renderle obbedienti, ma solo una cricca di ex poracci, che hanno guadagnato un posto fisso per imitare la bella vita dei soliti potenti? E se fino a prova contraria il libero pensiero non fosse, come dicono i più, la vera opposizione dei veri liberi, ma l’insieme informe di orologi rotti, che due volte al giorno segnano l’ora esatta, mescolando ufologia e massonerie, terre piatte e piramidi messicane, antiscientismo, tuttologia e anti-tuttologia, solo per confermare con il loro chiasso inutile il potere dei già potenti? Io credo che il mondo abbia un solo nemico, e quel nemico è l’uomo, nemico in quanto ricattabile, nemico in quanto furbo, nemico anche se stupido, nemico anche se debole, scemo, banale, nemico se istruito dalla PlayStation e non dalla Storia o meglio dalle Idee. Non mi schiero con i più, perché non c’è alcuna parte con la quale schierarsi: tra veri cattivi e falsi buoni, non scelgo, mi astengo; tra buoni stupidi e ignoranti che si ergono a intellettuali, non scelgo, mi astengo; tra il peggio e il meno peggio scelgo il secondo, ma solo perché costretto. Ma sempre e solo continuerò a non scegliere i più, preferendo me stesso, fino a prova contraria.
Attraverso questo velo di suono
traspare il volto dell'amore
che io ascolto in mono.
Beatamente vibrante nel suo colore,
che è carminio e fucsia e lapislazzulo dorato,
produce una sorta di elettronico calore.
Fortemente ambrato
e dal sole di pixel delicatamente sfiorato.
Ogni tanto mi diletto con qualche forma poetica antica. Interessante l’associazione a un tema tutt’altro che antico. A mio modo, faccio il postmoderno. Ovvero il post-postmoderno.
Sono rimasto fermo, a origliare il respiro, alla finestra; in questo ritaglio mattutino, nel silenzio, vedere solo il buio diventare pallida luminescenza. Ho pensato che la sola tiny house è questa, una stanza bianca e gialla, e una finestra; lo scomodo divano sul quale riesco a stare magicamente comodo, ad ascoltare. Ho solo un'ora, forse due, per l'esercizio di questa mia unica libertà. Potrò riempire questo mio luogo? Potrò decorarlo con i miei desideri? Intanto attendo, e respiro questo nulla come il più misterioso e gentile dei significati.
Come si misura la libertà? Ci avete mai pensato? Quale sarà della sua grandezza l'unità? Ebbene io affermo che il suo stato deriva solo dal suono nella sua assenza. Pensando solo a ciò che avete amato, quanti minuti riuscite a rimanere zitti, in presenza del mondo, cullati dalla sola vostra essenza?