Filosofia Outliner

Ricordo che un fanatico della forma outliner era Umberto Santucci, personaggio che conobbi nei primi anni Duemila lungo la scia della mia militanza in una folta compagnia milanese di formatori e seguaci del pensiero creativo, e che so essere ancora molto attivo nel campo della consulenza. Lo trovate per esempio in un’interessante newsletter di Substack (piattaforma dove peraltro trovate anche me).

Da notare che la struttura a outliner — parliamo di OPML file come base di tutto — è anche quella che letteralmente domina tutto il software di blogging rilasciato in rete da Dave Winer, compreso quello che ospita il mio Fresh Blog (Drummer).

:star: Ebbene, ho iniziato a usar outliner come standard. Per esempio, sto utilizzando il servizio Dynalist praticamente per tutto quello che faccio: schemi, bozze di post e articoli, procedure, todo list, reference testuali e ipertestuali e ovviamente varie cose bizzarre che di solito annotavo su taccuini rigorosamente cartacei (che si accumulano a tutt’oggi in casa).

Vorrei da questo punto di vista definire uno spartiacque tra la scrittura digitale e quella analogica. Più precisamente, definire una pianificazione di rilettura delle annotazioni cartacee, da inglobare in un sistema totalmente a parte rispetto all’autonoma scrittura elettronica.

L’outliner rappresenta una sorta di snodo per implementare questa radicale separazione. Nel senso che tutto ciò che non è outliner sarà per forza di cose composition book cartaceo.

Vi farò sapere se il sistema funziona…

Idee Preliminari sul Possibile Compbook

Intendiamoci: I miei composition book, che alcuni autori chiamano compbook, ovvero quei supporti analogici che uso mimando uno scopo paragonabile a quello della “scrittura scolastica”, non somigliano troppo a questo classico qui di fianco, che iconograficamente si associa alla scrittura più o meno creativa praticata nei campus e delle università statunitensi.

Mi piaceva però proporre un’immagine che fosse indicativa di ciò che penso nell’uscire quasi completamente dalla logica del puro visual thinking.

(A tale proposito avevo pure anticipato la cosa in un post.)

Mi sono reso conto che devo scrivere prosa su supporti grandi, almeno A4 direi. Per questo la cosa migliore sarebbe usare direttamente una risma di fogli, ma la cosa è ben poco applicabile alla necessità che ho di portarmi dietro le cose. Quindi per forza mi devo proprio rivolgere a formati “da compbook”, che di solito ruotano attorno alle proporzioni dello schema detto B.

In questo senso, adoro i prodotti della Rhodia…

Tuttavia credo che opterò per prodotti molto più semplici, che possano ricordarmi i vecchi quaderni di trenta, quarant’anni fa. Carta umile, penne a sfera, cose così…